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Dialogare con Dio,
l’impegno di una vita

Luigi Agustoni apostolo del Canto Gregoriano

di Giovanni Conti
musicologo e gregorianista

 

 

 

 

 

Luigi Agustoni 1917-2004

Luigi Agustoni

Psallam nomini Tuo, Altissime”
Ps.9,3

Un'esistenza spesa al servizio della Liturgia, quella di Luigi Agustoni, presbitero della Chiesa luganese spentosi lo scorso 31 marzo all'età di 87 anni, compiuti nel mese di gennaio. Le innumerevoli tappe scientifiche e artistiche di cui lo scorrere dei suoi anni è scandito, sono testimonianza inconfutabile di un profondo amore, volto a valorizzare la Liturgia in ciascuno dei suoi aspetti con il sommo scopo di favorire la crescita della spiritualità cristiana. In questo ideale la musica è stata per Agustoni fedele compagna, nella convinzione profonda che Liturgia significa anche Musica sacra.

In occasione del conferimento del Dottorato Honoris Causa da parte del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma lo si ebbe a definire «omo con la passione della verità coniugata con le altre proprietà trascendentali del pulchrum e del bonum, nello splendore dell' Unum»1. Una definizione di Luigi Agustoni tra le meglio riuscite e capace, come non altre, di evidenziare il suo ardente desiderio di coniugare sapientemente l'essenza della spiritualità al rigore della ricerca scientifica, la funzionalità celebrativa all'estetica, mettendo in atto uno scrupoloso studio personale, costantemente verificato nella e insieme alla comunità scientifica. Uno stile sempre vissuto nella direzione di ciò che è migliore, aspirazione caratterizzata da un atteggiamento di semplicità e stupore, ma non per questo senza tendere al perfezionamento, la cui lunga scala ha salito con quella capacità di conversione propria degli umili e con l'ascesi a cui la sua scelta di consacrazione lo ha chiamato.2

È praticamente impossibile cogliere singolarmente i molteplici aspetti che caratterizzano la personalità di Luigi Agustoni, a partire da quello del credente per continuare con quelli del liturgista, del biblista, del celebrante, del mistagogo, del pastore, del musicista, del musicologo, del docente, dell'animatore, dell'organizzatore3, tutte situazioni vissute ed attraversate con quella libertà interiore che lo ha sempre accompagnato: una libertà nata dall'amore alla verità. Spinto da quella curiosità intellettuale che Aristotele definisce “madre della filosofia”, Agustoni ha sempre voluto approfondire ogni argomento non trovando pace se non di fronte ad una risposta persuasiva agli interrogativi che hanno originato ogni sua ricerca.

Tra i molteplici aspetti della personalità di Luigi Agustoni - se uno può essere definito come riferimento costante all'interno di tutti gli altri - questi è la Musica. Un'arte verso cui aveva dato seri segni di predisposizione già negli anni dell'infanzia vissuti a Sciaffusa dove un maestro lo seguì sino all'età di 12 anni. Fu in quel momento, infatti, che decise di entrare in seminario scegliendo – anche su suggerimento paterno – quello di Lugano anziché quello di Basilea. Nel seminario luganese solo la benevola tolleranza dei Superiori gli consentì di salvaguardare la sua preparazione pianistica, non senza pagare lo scotto di qualche dubbio sulla serietà della sua vocazione, a causa di quella pronunciata propensione per l'arte musicale che sapeva di “mondo”.4

In quel seminario Luigi Agustoni fu allievo e, una volta ordinato sacerdote, professore per 15 anni, posizione che gli consentì di infondere un entusiasmo che fu alla base della formazione di intere generazioni di sacerdoti del clero diocesano5 le quali hanno avuto l'onore di vivere una stagione che con gli occhi di oggi non possiamo che definire unica ed irripetibile.6

Ripercorrere quasi 90 anni di una vita tanto intensa impone, per il limite di queste pagine, lo sviluppare un percorso necessariamente sommario il che, se da una parte offre il beneficio della schematicità e della chiarezza, dall'altra impedisce, almeno in parte, di cogliere come la molteplicità dei campi d'azione hanno potuto tra loro interagire, andando di fatto a costituire il tutt'uno della straordinaria esperienza del maestro, del quale grandi restano gli apporti sia nel settore liturgico-musicale e pastorale, sia negli aspetti scientifici del Canto Gregoriano e della prassi esecutiva.

Doveroso è iniziare dalla Chiesa locale, la Diocesi di Lugano, dove l'apporto rimane ineguagliabile,7 in primo luogo nella funzione che gli fu affidata nell'imminenza della sua ordinazione sacerdotale, ossia di insegnante di musica, al quale si sarebbe affiancato di lì a poco l'insegnamento formativo alla teologia e all' ars celebrandi impartito ai seminaristi. Dal punto di vista musicale fondamentale rimane il suo impegno quale organista della Cattedrale di Lugano, incarico al quale si era intensamente preparato nei lunghi anni che lo videro allievo di Luigi Picchi, maestro di Cappella della cattedrale di Como e insegnante presso il seminario luganese dal 1935.8 Grazie a Picchi Luigi Agustoni sviluppò le proprie potenzialità musicali e trovò forte stimolo nell'attività della Schola Cantorum del Seminario la quale poté così presto abbandonare l'imperante musica perosiana che in quegli anni costituiva il punto di riferimento degli ambienti ceciliani.

L'incontro tra i due diede vita ad un rapporto di amicizia che si rivelò di reciproco scambio, nel senso che se Picchi ha fatto sentire lo spessore della sua arte compositiva nel campo della musica religiosa e liturgica, il merito va ascritto a Luigi Agustoni la cui raffinata sensibilità per l'azione liturgica partecipata, fornì gli strumenti per una profonda riflessione su questioni sino allora mai toccate, quali la priorità del testo sulla musica, il dialogo tra coro e assemblea e la funzione fondamentale del canto finalizzata a favorire la partecipazione attiva al rito.

Dal punto di vista musicale si trattava di adottare ritmo libero e modalità gregoriana, tenendosi lontano dalla banale sovrapposizione di melodie latine largamente conosciute a testi in italiano. Era in gioco la possibilità di tracciare nuove strade per la partecipazione attiva di un'assemblea celebrante, valorizzando il canto, sino a quel momento appannaggio esclusivo di formazioni corali. Cosa fare, dunque, se non dar vita a nuovi repertori capaci di essere accessibili al popolo e nello stesso tempo conservare la dignità della grande tradizione gregoriana?

La risposta nacque proprio nella Diocesi di Lugano, dapprima con la messa in atto di tentativi sperimentati nella comunità seminaristica ed in qualche parrocchia e, di lì a qualche anno, con la lungimirante creazione del Centro di Liturgia Pastorale9 che realizzò la struttura di una celebrazione con intervento del popolo in lingua italiana, accompagnata da canti tematizzati allo svolgersi dell'azione liturgica. Quell'esperimento – per i tempi decisamente coraggioso – trovò anche veste editoriale sotto il titolo “Il popolo alla Messa”,10 costituendo una delle numerose conquiste importanti di cui la Chiesa luganese poté fregiarsi grazie all'azione di Luigi Agustoni. Una delle numerose vette raggiunte grazie al lavoro senza requie messo in atto in quella fucina che fu il Centro di Liturgia pastorale il quale, oltre alla formazione, si occupò di sperimentazioni che costituirono il bagaglio di scienza ed esperienza che prepararono Agustoni a lavorare in prima persona nelle Commissioni conciliari di cui diremo.11

A “Il popolo alla Messa” vanno aggiunte nel 1956 “La Novena di Natale” e in seguito una serie di proposte di preghiera per l'Unità dei cristiani, “La Novena di Pentecoste ”, nel 1966/67 “Uniti nella lode” pubblicazione di Salmi per la celebrazione popolare attuata nell'evoluzione della riforma del Concilio Vaticano II che costituì la base per l'edizione del 1971 prima e poi del 1986 di “Lodate Dio” raccolta ricca ed organicamente strutturata che costituisce ancora oggi un riferimento anche per la realtà cattolica italiana. Figlie dello sperimentalismo agustoniano – sul piano pratico messo in atto nella parrocchia di Orselina - sono pure le Melodie del celebrante e dei ministri e del Canone romano per l'edizione in italiano del Missale Romanum, rispettivamente approvati nel 1965 e nel 1968.12

Conquiste, si diceva, frutto anche della maturazione di esperienze come fu per Luigi Agustoni il III Convegno internazionale di Studi Liturgici che ebbe luogo a Lugano nel settembre del 1953 dopo quelli del 1951 a Maria-Laach e a S. Odile nel 1952. A quell'incontro fu presente il cardinale Alfredo Ottaviani - Prefetto della Suprema Congregazione del S. Uffizio, oggi per la Dottrina della Fede - e di numerosi vescovi dall'Europa e da fuori Europa a dimostrazione che i temi del rinnovamento liturgico riflettevano un problema di Chiesa.13 Pietra miliare della fase di rinnovamento furono gli Atti del Convegno la cui pubblicazione, curata da Luigi Agustoni, portava a guisa di Voti le conclusioni a cui si era giunti, conclusioni che risuonavano come audaci, ma che nello stesso tempo erano state espresse di fronte a esponenti autorevoli della gerarchia.

L'esperienza liturgica che veniva riconosciuta a Luigi Agustoni lo portò nell'immediato post-concilio a far parte della Commissione “ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia”. Divenne membro autorevole del Coetus X dal delicatissimo compito di riformare il Messale Romano. Delle numerose riunioni una “generale” ebbe luogo persino ad Orselina dal 24 al 30 gennaio del 1967. Ma questa non fu l'unico gruppo di lavoro al quale collaborò, basti ricordare quello per la Liturgia Horarum, quello per la Confermazione e quello per la Messa con la presenza di fanciulli.

L'impegno liturgico, in verità, fu spesso connesso a realtà di natura musicale e musicologia come fu il caso del gruppo per la Riforma dei libri di Canto Gregoriano di cui fu segretario: il lavoro si concretizzò nella pubblicazione del Kyriale e del Graduale simplex nel 1967,14 cui seguì il nuovo Graduale Romanum che costituì la base per la diffusissima edizione Triplex. Da non dimenticare la presenza di Agustoni, a partire dal 1965, nella quarantina di esperti che elaborarono l'Istruzione Musicam Sacram. Furono quelli anni che lo videro impegnato anche su fronti meno “ufficiali” come fu il caso del libero gruppo internazionale di studiosi di problemi musicali liturgici che, dopo una fase sperimentativa, si costituì assumendo nel 1966 a Lugano il nome di Universa Laus.15

Se il campo liturgico lo ha visto dunque protagonista, il lavoro che lo ha reso celebre in tutto il mondo è quello legato alla Musica Sacra, campo in cui si è sempre contraddistinto quale «uomo della prima ora» come più volte è stato definito. In particolare il Canto gregoriano ha costituito la sua grande ragione di vita. Un amore sbocciato negli anni di seminario nei quali si era immerso nella lettura di opere fondamentali come “Le Nombre musical” di André Mocquereau e “La scuola di Solesmes” di Norbert Rousseau. Opere che, tuttavia, mostravano l'incertezza su una unità di intenti della ricerca.16

Illuminante fu l'incontro, nel Seminario di Lugano, con l'Abate benedettino Gregorio Maria Suñol17 il quale, in seguito, nonostante le difficoltà dovute alla Guerra, gli permise il conseguimento del Magistero in Musica Sacra presso il Pontificio Istituto di Musica sacra di Roma con una dissertazione sui Toni recitativi, tematica preconizzatrice delle importanti scoperte raggiunte da Agustoni approfondendo i rapporti tra testo e melodia.

Nel frattempo l'insegnamento di gregoriano presso il Seminario di Lugano aveva già preso il via nel 1941, anno in cui nacquero a Zurigo anche le “Settimane Gregoriane” finalizzate alla formazione di maestri di coro. Nel 1946, a conflitto terminato, giunse la tanto desiderata visita all'Abbazia francese di Solesmes allora centro irradiatore degli studi gregoriani dove incontrò Eugène Cardine, monaco dalla mente raffinatissima che – come lui – aveva dedicato l'esistenza alla decifrazione dei significati più profondi degli antichi manoscritti: la scienza semiologica. Grazie a questa, Agustoni fu in grado di abbandonare la vecchia strada per una nuova intuizione, attraverso cui è ormai possibile la lettura del significato profondo dei neumi di tutte le famiglie scrittorie medievali.

Una lettura che ha consentito il consolidarsi di una diversa e più consapevole scuola interpretativa che, secondo l'insegnamento di Agustoni, deve saper coniugare il dato semiologico all'approfondimento spirituale ed artistico-musicale della simbiosi parola-suono. Insegnamento impartito a generazioni di studenti a partire dal 1955 quando assunse la cattedra al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra a Milano.

Il progredire delle ricerche e la bontà dei risultati favorì poi il moltiplicarsi delle sedi didattiche con corsi a Lugano,18 Cremona19 in Italia, Münsterschwarzach, St. Ottilien ed Essen in Germania, poi in Giappone e in Venezuela. La sua attività di docente si è sviluppata parallelamente a quella di ricercatore i cui frutti sono confluiti in pubblicazioni come il “Primo corso di Canto gregoriano secondo la scuola solesmense” del 1946 al quale fecero seguito “La modalità del canto liturgico occidentale” nel 1948; “Il Codice 95 di Sciaffusa: studi storico, paleografico, semiologico” come Tesi dottorale nel 1949; “L'interpretazione dei neumi tramandata dalla loro stessa grafia” in Musica Sacra, Milano 1968; “Elementi di Canto Gregoriano” Padova, 1959 testo che nella sua versione aggiornata verrà edito a Friburgo nel 1963 in tedesco sotto il titolo “Gregorianischer Choral ” e ancora più aggiornato nel 1969 nella versione francese “Le Chant Grégorien. Mot et neume”.

Tralasciando la miriade di contributi in riviste specializzate quali “Revue grégorienne”, “Musica Sacra”, “Beiträge zur Gregorianik” e “Studi Gregoriani”, giungiamo all'ultima imponente opera in due volumi e tre tomi realizzata in collaborazione allo studioso tedesco Johannes Berchmans Göschl “Einführung in die Interpretation des Gregorianischen Chorals” datata 1992 e della quale è attualmente in via di completamento la traduzione italiana e francese. Un lavoro che non ha precedenti, dal cui valore inestimabile emerge lo spessore dell'opera della maturità nel senso più nobile del termine, nella quale Agustoni precisa i contenuti dei concetti più raffinati e sottili della sua esperienza di studioso, di docente e di interprete. Una “summa gregoriana” in cui tutto il messaggio dell'insegnamento agustoniano è espresso con forza e chiarezza. La stessa forza con cui ha sempre appoggiato serie iniziative legate alla diffusione, sotto diverse forme, del Canto Gregoriano.

Strumento privilegiato, nelle sue mani, è stata la Nova Schola Gregoriana, formazione vocale che riuniva suoi ex-allievi allo scopo di mettere in pratica i risultati della ricerca scientifica percorrendo una esigente via interpretativa, tesa nell'impegno di recuperare all'oggi finezze e particolarità del passato.20 Una presenza sulla scena della prassi esecutiva che ha coinvolto fortemente anche l'attività di un altro sodalizio che vide la sua partecipazione alla fondazione: l'Associazione Internazionale Studi di canto Gregoriano (AISCGre), creata a Cremona nel 1975 e da lui presieduta sino al 1999.

Attorno all' AISCGre si sono coagulati, sulla scia degli insegnamenti di Eugéne Cardine, i migliori studiosi attivi sul campo, in area germanofona e in area italofona21: da questi ambienti di studiosi presero il via le riviste specializzate già citate, corsi e congressi in un fermento oggi più che mai vivo tanto da identificare nell' AISCGre una realtà irrinunciabile per la stessa Abbazia di Solesmes per proseguire con consistenza la propria attività. Una nota va spesa per la realtà Svizzera, dove paradossalmente, a differenza del resto del mondo, le realtà musicologiche universitarie e le comunità delle storiche abbazie in cui ancora sopravvive - a fatica - il canto gregoriano, adottano criteri di studio obsoleti.22

Anche per far fronte ad un dilagante equivoco che va a discapito dei giovani studiosi è attivo da qualche anno Cantus Gregoriani Helvetici Cultores, sodalizio con sede a Lugano, che si è fatto carico di proseguire, sotto diverse forme, l'opera di Luigi Agustoni a favore del Canto Gregoriano che egli ha sempre considerato Parola sacra e restituzione orante nella trasparenza sonora del dialogo della Salvezza.23 Opera che, seppur da leggersi in una unica ottica evolutiva, ha attraversato fasi diverse, dettate dallo svolgersi degli eventi, soprattutto all'interno della Chiesa sulla quale già soffiavano deboli venti di rinnovamento già dal Pontificato di Pio X. Va interpretato in questo senso il celeberrimo Motu Proprio sul quale Luigi Agustoni fondò i propri ideali di “gregorianista” ossequioso dei princìpi della scuola di Solesmes, la stessa Abbazia che una volta visitata, al termine del conflitto mondiale, generò in lui una serie innumerevoli di interrogativi causati dalle incongruenze tra la teoria del metodo e la prassi nel contesto liturgico.24

Ad aiutarlo nel “cercare la luce” fu il già citato provvidenziale sostegno di Cardine – che più tardi sarebbe stato chiamato a Roma per prestare la sua opera di docente al Pontificio Istituto di Musica Sacra ­ - ­ con il quale avviò uno studio, il primo dei molteplici che seguirono, finalizzato ad indagare i segreti interpretativi in rapporto al ritmo, alla modalità ed al testo.25 Ricerca dopo ricerca, i due dimostrarono sempre più chiaramente la precarietà della teorizzazione ritmica basata su figure binarie e ternarie, subendo tensioni e incomprensioni da parte di coloro che intendevano la ricerca scientifica ed estetica, un campo dove applicare il dogmatismo. Gli stessi che dovettero cedere di fronte ad indagini pazienti, meticolose, documentate e comparate, creatrici di uno stile capace di una espressività musicale all'altezza delle riscoperte ricchezze estetiche di un canto non fine a se stesso.26

I frutti di quelle ricerche, che presero il via con una indagine riguardante i gruppi neumatici con la nota iniziale disgiunta, trasferirono il riscontro del dato semiografico nella nascente ricerca semiologica, che fortemente appassionò Luigi Agustoni al punto da renderlo inquieto nel desiderio di soluzioni, di chiavi di interpretazione: per questo lo abbiamo saputo alzato fino alle prime ore del giorno nuovo, rubando ore e ore al riposo, sempre chino su problematiche gregoriane. Problematiche trapiantate nel contesto del suo ruolo di docente a Milano,27 determinando un diverso approccio pedagogico e un ampliamento dei terreni di ricerca, ponendo in ogni caso il punto di partenza dall'approfondimento dei dati conseguenti l'osservazione analitica dei neumi tenendo sempre in grande considerazione quelli di famiglia sangallese.

A questa fase si aggiunse, quale logica conseguenza, l'arricchimento derivante dall'analisi comparativa delle costanti e delle varianti presenti nei medesimi contesti neumatici, ma in famiglie paleografiche diverse. Furono passi determinanti per comprendere ciò che fino allora rimaneva incomprensibile ovvero il significato più profondo della espressività insita nella notazione neumatica, il lasciarsi condurre dalla intenzionalità del segno paleografico per fare propria la duttilità del ritmo gregoriano, servo del testo sacro: quel testo divenuto da tempo il primario punto di partenza di ogni indagine.

Gli scambi di esperienze tra Milano e Roma andarono dunque intensificandosi e i risultati dei discepoli, sia di Agustoni sia di Cardine, sono divenuti in grado di costituire importanti contributi e tra questi deve essere menzionata la sintesi dell'insegnamento cardiniano “Semiologia Gregoriana” messa a punto nel 1979 da Godehard Joppich e Rupert Fischer e i molteplici studi che portano la firma di Alberto Turco quale conseguenza dell'attenzione agustoniana ai problemi modali di cui fece partecipe l'allievo che si specializzò nel settore.28

Momenti importanti, quelli appena citati, dai quali sono scaturite e continuano oggi nuove, coraggiose e sempre più stimolanti ricerche in entrambe le direzioni: quella che si muove sulle teorie e regole della Modalità e quella dell'aspirazione verso un rapporto felice fra dati semiologici ed esigenza di approfondimento spirituale ed artistico-musicale della simbiosi parola-suono, testo-melodia. Il frutto straordinario di questa enorme e articolata pianta è dunque giunto a maturazione nell'imponente opera citata in precedenza nella quale tutto appare sorretto da questa aspirazione al punto da vedere coniata una nuova terminologia capace di aprire nuovi orizzonti e nel contempo rispondere a tutti i casi – anche quelli complessi e sottili - in cui è possibile imbattersi. Il lavoro di una vita!

Per chi considera il Canto Gregoriano solo come “musica da chiesa” sarà sempre incomprensibile come sia possibile spendere un'esistenza per sviscerarne ogni aspetto. Se il Canto Gregoriano è invece considerato anche solo quale espressione altissima e raffinatissima di un'espressione spirituale, con tutte le implicazioni culturali ad essa connesse, da quella storica a quella biblica e teologica, ecco che se ne avverte la grandezza. Una grandezza capace di coinvolgere completamente la persona, l'individuo, il credente, la Chiesa che attraverso la Parola cantata – recuperata alla luce del genio di Luigi Agustoni - trova compimento alla sua aspirazione più alta: dialogare con l'Altissimo.

Note

  1. Il 18 gennaio 2001, a Roma, assente il laureato per motivi di salute e alla presenza del Segretario di Stato Card. Angelo Sodano, il Senato Accademico del Pontificio Istituto di Musica Sacra consegnava solennemente l'onorificenza riconoscendo: «L'impegno profuso da Luigi Agustoni in primo luogo nel Canto Gregoriano che egli ha sempre considerato come esegesi della Parola sacra e restituzione orante e sonora del dialogo tra l'uomo e l'Assoluto». La Laudatio fu affidata alla finezza espressiva di uno dei più illustri discepoli di Agustoni, Felice Rainoldi, musicista e liturgista internazionalmente riconosciuto e suo stretto collaboratore nelle questioni legate alle nuove composizioni musicali con testo italiano. Rainoldi, parafrasando Sir 44,1 intitolò il suo intervento: “ Laudemus viros gloriosos in generatione sua ”. Il testo intergrale apparirà nel volume Obsculta o fili praecepta Magistri - raccolta di studi in onore di Luigi Agustoni a cura di G. Conti – di prossima pubblicazione per Cantus Gregoriani Helvetici Cultores.
     
  2. Entrato nel Seminario di Lugano nel 1931 fu ordinato sacerdote nel 1941.
     
  3. Cfr. nota 1
     
  4. Cfr. Card. G. Agustoni Per Ritus et Preces, discorso tenuto in occasione dei festeggiamenti per l'80mo compleanno di Lugi Agustoni. Milano, Seminario Arcivescovile 20 maggio 1997. Il testo integrale apparirà nel volume Obsculta o fili praecepta Magistri, cit. sopra.
     
  5. Una testimonianza che accomuna il sentimento di molti è quella resa da mons. Giuseppe Torti, Vescovo di Lugano, che in occasione degli 80 anni di Luigi Agustoni, in una lettera a lui indirizzata, scrisse: «Carissimo Don Luigi (…) mi hai fatto provare il gusto del bello, pregando col canto il Signore. Ritorno pure con i ricordi alle celebrazioni solenni in Cattedrale quando facevamo scendere sui fedeli attenti e ammirati l'esecuzione che tu avevi preparato. (…) Il mio cordiale ringraziamento personale a nome della Diocesi, per tutto quanto hai profuso della tua capacità nel campo musicale attraverso la ricerca e l'insegnamento anche fuori dei nostri confini, portando ovunque il frutto migliore della tua scienza e onorando altamente la nostra Chiesa luganese».
     
  6. Per uno sguardo riassuntivo e dettagliato sulla figura e l'opera di Luigi Agustoni cfr. G. Conti, Jubilate Deo, in Gli eventi di Symphonia, Bologna n. 4 - 1998. In esso, tra l'altro, figura un'articolata intervista allo studioso che rivela particolari inediti del suo impegno musicale e dei rapporti con molti dei protagonisti della musica e della liturgia sulla scena internazionale.
     
  7. Cfr. Nota 5
     
  8. La presenza di Luigi Picchi nel Corpo docente del Seminario della Diocesi luganese si deve all'impegno di Don Ernesto Jelmorini, professore del Seminario stesso il quale, il 30 marzo del 1934, assistendo nella Cattedrale di Como all'esecuzione de L'Agonia del Redentore di Franco Vittadini, rimase ammirato dei risultati ottenuti dal Picchi che accompagnava il canto di 130 seminaristi comaschi. Non trascorse molto tempo che il Rettore del Seminario luganese, don Giulio De Maria, inoltrò la richiesta al vescovo Aurelio Bacciarini di invitare Picchi. Fu così che il maestro, nel febbraio del 1935, diede avvio alla sua opera di insegnante al Seminario di Lugano dove rimase fino al 1968.
     
  9. Al Centro di Liturgia – costituito giuridicamente dal vescovo Jelmini - Luigi Agustoni impresse da subito una vigorosa linea pastorale desideroso di evitare il rischio di degenerare in quello sterile archeologismo che Pio XII aveva denunciato nel 1947 promulgando la Mediator Dei.
     
  10. Il libretto, edito con successo nel 1953 da Vita e Pensiero per i tipi di Ricordi, costituisce un imprescindibile riferimento nel contesto della riforma liturgica che sarà sancita dal Concilio Vaticano II, per il non secondario fatto che la presentazione in apertura del libretto sarà ripresa – a 10 anni dalla sua pubblicazione – in alcune frasi alla lettera, nella Costituzione conciliare sulla Liturgia, Sacrosantum Concilium. L'opera proponeva per la prima volta un repertorio che non perseguiva l'effetto della melodia, ma faceva proprio il carattere autentico di una vera musica liturgica. La vera forza di quel repertorio fu di avere la capacità di farsi interprete dei sentimenti del popolo dei fedeli, prendendo a modello l'unico vero modello considerabile musica sacra nell'accezione stretta del termine, ossia il Canto Gregoriano. Luigi Agustoni definiva quel repertorio: «Una preghiera trasformata in accento commosso e lirico che diventa musica: anzi preghiera cantata».
     
  11. Un capitolo a parte meriterebbe la descrizione del rapporto di amicizia e sinergia instauratosi tra Luigi Agustoni e il celebre liturgista Johannes Wagner, anima dell'Istituto liturgico di Treviri il quale, impegnato nella riattivazione – dopo la guerra – di un rinnovamento della Liturgia nella Chiesa latina, stava tessendo una rete di collaborazione tra Istituti come quello da lui diretto e con personalità singole, rappresentative del Movimento liturgico sia a Nord sia a Sud delle Alpi. La loro intensa opera ha contribuito in maniera determinante al raggiungimento della maturazione preconciliare del rinnovamento liturgico.
     
  12. Nell'estate del 1956 Agustoni fu inviato ad Orselina dove, fino alla morte, è rimasto parroco nella chiesa di San Bernardo il cui presbiterio porta i segni dell'intelligente e scrupoloso adattamento architettonico degli spazi celebrativi, frutto delle sperimentazioni liturgiche che hanno fatto da guida nella redazione delle indicazioni postconciliari alla Chiesa Universale. In conseguenza della lunga presenza nel villaggio, il 23 maggio 1993, l'autorità comunale ha insignito Luigi Agustoni della cittadinanza onoraria.
     
  13. Il Convegno di Lugano si fece notare per l'accurata scelta dei relatori, in maggior parte vescovi impegnati nel campo liturgico, ma anche per i personaggi invitati con una scelta selezionata che comprese i Paesi di missione. Non ultima, efficace risultò l'organizzazione interamente a carico di Agustoni. Le ricadute del Convegno non tardarono a farsi sentire e, soprattutto in materia musicale, va ricordata nel 1955 l'enciclica Musicae Sacrae Disciplina che, tra le altre cose, riconobbe il valore e apostolico del canto liturgico anche in lingua parlata.
     
  14. La pubblicazione per i tipi della Libreria Editrice Vaticana del Graduale simplex – in usum minorum ecclesiarum, fu uno dei lavori più significativi usciti dalla Commissione per la riforma dei libri di canto, ma il suo valore non fu compreso immediatamente. La dilagante ignoranza in materia e la superficialità portò alcuni liturgisti e sedicenti gregorianisti a muovere critiche ed accuse di invenzione delle melodie: non ebbero coscienza del fatto che Agustoni e gli altri avevano attinto al fondo più antico e autentico del repertorio. In ogni caso la pubblicazione del Simplex vide per la prima volta abbandonato il criterio della fissità delle antifone in nome dell'intercambiabilità. In esso, infatti, non vi sono antifone proprie per ogni domenica, ma schemi per ogni periodo dell'anno liturgico, da cui attingere liberamente. Al proposito forte è la testimonianza dello stesso maestro: «La pubblicazione rimase bloccata per due anni. Conservo ancora la bozza ricevuta di ritorno dalla Congregazione dei Riti senza il permesso di pubblicare. Quando giunse la concessione (dopo che fu provata l'infondatezza delle critiche n.d.r.) ormai il gregoriano era già definitivamente scomparso dalle liturgie, soppiantato dalle lingue nazionali anche nel canto. In questo modo il gregoriano è caduto tutto d'un colpo: in nessun seminario si è più fatto il gregoriano, tutto è stato abbandonato anche nei conventi per lasciarsi andare a melodiette insignificanti». Cfr. G. Conti, Jubilate Deo, cit.
     
  15. Di Universa Laus Agustoni fu padre fondatore e come tale fece parte del Praesidium. Notevole l'apporto dato dal gruppo alla causa del rinnovamento liturgico attraverso Agustoni stesso che firmerà interventi aventi per oggetto il Salmo responsoriale, la Cantillazione delle letture, le Forme della celebrazione, le Melodie gregoriane adattate a testi italiani ed altro ancora.
     
  16. È Agustoni stesso a ricordare quei momenti:«(…) Mi sono reso conto di quanto non si comprendesse bene quale strada intraprendere». Cfr. G. Conti, Jubilate Deo, cit.
     
  17. Ibid.: «(…) Mi fece accomodare e trascorremmo intere ore durante le quali mi espose talmente tante questioni che la mia passione, già grande, non poté che uscirne ancora più rinvigorita». Erano quelli gli anni immediatamente prima della Seconda guerra mondiale e l'abate benedettino, proveniente dal monastero spagnolo di Montserrat, prestava la sua opera di ricercatore e docente a Milano nel contesto degli studi sul Canto Ambrosiano. Di lì a poco fu chiamato a Roma per assumere la presidenza del Pontificio Istituto di Musica Sacra.
     
  18. Lugano non ha cessato di essere punto di riferimento per il Canto Gregoriano. I Corsi hanno assunto oggi carattere istituzionale presso la locale Scuola Universitaria. Si noti che la Scuola luganese è l'unica, in tutta la Confederazione elvetica, in cui la tematica è affrontata alla luce della Semiologia Gregoriana e dei dati recenti della ricerca ad essa connessa.
     
  19. Nel 2004 i Corsi cremonesi tagliano il felice traguardo dei 25 anni di vita e conservano, sin dalle origini, il carattere di internazionalità annoverando tra i docenti esperti di fama mondiale provenienti dai diversi stati d'Europa. Per lunghi anni faro di questi appuntamenti è stato Luigi Agustoni al quale è subentrato nell'insegnamento Giovanni Conti in rappresentanza anche della Svizzera.
     
  20. L'occasione per dar vita ad una formazione corale di una decina di cantori, che in seguito assunse il nome di Nova Schola Gregoriana, fu data dalla Televisione della Svizzera italiana – TSI, intenzionata alla realizzazione di un documentario intitolato Cantate Domino, prodotto da Carlo Piccardi e registrato nella cornice romanica della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Biasca. Per l'occasione il maestro programmò alcune giornate di studio negli spazi del Convento cappuccino di S. Maria a Bigorio sottoponendo ai cantori insieme alla versione melodica in notazione quadrata, la versione neumatica secondo la scrittura di San Gallo e – per la prima volta – la versione con i neumi francesi di Metz contenuti nel Codice Laon 239. Immediatamente, tutti avvertirono che quest'ultimo manoscritto dischiudeva aspetti inattesi dell'interpretazione. Era il 1973, sei anni prima della pubblicazione da parte dell'Abbazia di Solesmes del Graduale Triplex, con i segni neumatici sangallesi e metensi, oggi strumento indispensabile, sin dalle fasi introduttive, allo studio e all'interpretazione del Canto gregoriano.
     
  21. Tra gli studiosi di queste due aree vanno ricordati Rupert Fischer †, Godeard Joppich, Johannes Berchmans Göschl, Alberto Turco, Nino Albarosa, Fulvio Rampi, Guido Milanese.
     
  22. Cfr. Nota 18
     
  23. Cfr. Nota 1.
     
  24. «La teoria era principalmente quella che imponeva al Gregoriano un ritmo misurato (…). Ed era quanto noi applicavamo già nell'ambito delle Settimane Gregoriane di Zurigo. (…) Eppure applicando alla perfezione le istruzioni da manuale non si otteneva quanto poi si ascoltava a Solesmes» Cfr. G. Conti, Jubilate Deo, cit.
     
  25. Per una descrizione attenta e puntuale del processo innescato da Cardine e del lavoro da lui svolto in sintonia con Agustoni si veda N. Albarosa, La scuola gregoriana di Eugène Cardine, in Rivista italiana di Musicologia 1974 e 1977.
     
  26. Cfr. Nota 4.
     
  27. A coronamento di oltre 35 anni di insegnamento al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica sacra di Milano e in occasione del compimento dell'80.mo anno, l'Arcivescovo della Chiesa ambrosiana, card. Carlo Maria Martini inviando il 16 maggio 1997 una lettera a Luigi Agustoni scriveva: «(…) Il suo ministero ha consentito di sperimentare la bellezza della musica gregoriana quale massima elevazione della preghiera e tutto il popolo di Dio è stato ed è aiutato a comprendere in profondità il mistero liturgico».
     
  28. A. Turco insieme al francese J. Claire sono da considerare i maggiori esperti dei problemi legati alla Modalità gregoriana. Grazie ai loro studi – per numero e ampiezza impossibili da menzionare in questa sede - è sempre in fieri un lavoro che ha permesso e permette di fare luce nel contesto degli aspetti compositivi del repertorio gregoriano, evidenziando i limiti e le forzature della teorizzazione dell'Octoechos.

Sur Potomitan

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 Viré monté